“Il lavoro oggi e domani”, il convegno Malacoda al Senato

“Il lavoro oggi e domani”, il convegno al Senato per riflettere sul lavoro in un mondo che corre

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Si è tenuto ieri, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica, il convegno “Il lavoro oggi e domani”, promosso dal senatore Tino Magni e organizzato dall’ente culturale Malacoda. Un’occasione di confronto, ma soprattutto di presa d’atto: il mondo del lavoro è ancora segnato da profonde diseguaglianze, forme strutturali di esclusione e da un accesso sempre più selettivo, quasi elitario.

Il parterre degli intervenuti, da Serena Sorrentino a Cesare Damiano con Laura Ippoliti e Marco Bentivogli, impreziositi da contributi significativi anche di Marino Masucci (Fit Cisl Lazio) e Massimo Maggio (Art Thinking Project), ha composto un quadro articolato delle criticità del lavoro nel nostro Paese. Moderati da Zaira Belfiore, introdotti da Alberto Improda e conclusi da Pietro Folena, gli interventi hanno incrociato temi sindacali, culturali e generazionali. L’intervento di Domenico Ercoli ha toccato aspetti legati al rapporto tra domanda e offerta nel mercato del lavoro illegale e allo sfruttamento del lavoro nero, con riferimento al tragico caso di Satnam Singh, bracciante ucciso dal proprio caporale lo scorso anno a Latina, divenuto esempio per la lotta alla schiavitù lavorativa. Suggestive, infine, le letture a cura di Tonino Tosto, le quali hanno ricostruito momenti di realtà drammatica.

Il tema centrale, che è cifra comune: il lavoro oggi non è per tutti. E non perché manchi (spesso c’è, ma non è accessibile), bensì perché non è sicuro, non è dignitoso ed equo. A volte, non è neppure legale, come i casi di caporalato e sfruttamento del lavoro irregolare, che sono stati ricordati.

Disoccupazione, sfruttamento e disillusione

La fotografia che emerge è quella di un’Italia in cui il lavoro si fa sempre più simile a un privilegio. I giovani faticano a entrare, le donne a restare e a trovare talvolta spazio contro ideologie di genere, i migranti a esservi riconosciuti (la legge Bossi-Fini in tal senso ha generato un cortocircuito dannoso). I diritti si frantumano sotto la pressione di un mercato che premia la flessibilità solo quando si traduce in vulnerabilità, spesso, purtroppo, irregolare.

In questo contesto, le parole di Papa Francesco, ricordate durante il convegno, suonano come un monito profondo e disarmante:

Il mondo è fatto di pesci grandi e pesci piccoli. E quelli grandi devono dimagrire.

Una metafora semplice, quasi ingenua, che tuttavia coglie l’essenza del problema: un sistema che consente l’accumulazione sfrenata a pochi e lascia molti nell’insicurezza non è soltanto iniquo, ma anche inefficiente. Infatti, non genera ricchezza, tuttavia la disperde, e non produce occupazione, ma la cancella.

Lavoro inclusivo o lavoro residuale?

Il convegno ha lanciato una sfida culturale prima ancora che politica: ricostruire un’idea di lavoro come diritto universale, non come merce negoziabile.

Perché il lavoro non deve essere ciò che resta, ma ciò che costruisce. Deve essere lo spazio dell’inclusione, non della selezione darwiniana. Deve, inoltre, eliminare le barriere  di genere, di provenienza, di età, di status, e non moltiplicarle.

In questo senso, le riflessioni portate da realtà come Art Thinking Project o Fit Cisl Lazio hanno aggiunto dimensioni nuove: il ruolo della cultura, la necessità di riconnettere il lavoro alla formazione, alla partecipazione, il sindacato in prima linea. L’idea, in fondo, è che il lavoro non sia solo reddito, ma dignità.

Il domani inizia da chi ascolta

“Il lavoro oggi e domani” è stato dunque più di un titolo: una domanda rivolta alla politica, ma anche a ciascuno di noi. Il domani del lavoro si costruisce con scelte collettive, con leggi giuste e con imprese responsabili. Ma anche con la consapevolezza che non c’è giustizia sociale senza giustizia del lavoro.

E, come ha ricordato il Papa, i pesci grandi, in un mondo che qua e là rischia di annegare, devono alleggerirsi. O affonderemo tutti.


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