
30 Apr I veri grandi del mondo
I veri grandi del mondo
“Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo”
Sono meravigliosi versi de I giusti (los justos) di Jorge Luis Borges, scritti nel 1981.
Lo scrittore argentino ci dice che i veri grandi della terra sono i lavoratori, gli operai, le donne che faticano, o che creano. Non quelli che fanno le guerre e che difendono il sistema delle oligarchie. La festa del 1° maggio è la festa dei giusti: queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Bertolt Brecht, nelle Domande di un lettore operaio (1935), inizia il suo componimento chiedendo:
“Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?”
I grandi, gli oligarchi, i re, gli imperatori digitali del mondo di oggi hanno considerato il lavoro come una merce, da sfruttare e da spremere, a costo della vita, della salute, della dignità umana. In molti casi, hanno costruito nuove forme di schiavitù, non tanto diverse da quelle che ci ha consegnato la storia. Il pianeta intero, con la globalizzazione delle merci e della finanza, ma non dei diritti umani, a partire da quello di muoversi liberamente, ha portato ad una vera e propria crisi di civiltà. Papa Francesco ha fatto, fin dall’inizio, di questo tema uno dei segni più indelebili del suo magistero: “comandano i soldi, il denaro e tutte le cose che servono a lui, all’idolo… Si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi… un mondo dove due generazioni non hanno lavoro non ha futuro” (Cagliari, 2013).
Il messaggio di questo Primo Maggio è questo: gli operai, i lavoratori, le imprese sane, le persone che creano, gli sfruttati e i senza lavoro sono i veri grandi del mondo. Ed è ora che inizi una nuova stagione di impegno e di lotta contro le oligarchie, comunque si manifestino. Negli Stati Uniti è nato in queste settimane, grazie a Bernie Sanders e ad Alexandria Ocasio Cortez, un movimento per combattere le oligarchie che sta suscitando un’immensa partecipazione, anche di elettori repubblicani e di chi non vota più.
Il merito della CGIL, con la promozione dei referendum sul lavoro – accanto a quello sulla cittadinanza per i figli degli immigrati – è quello di rappresentare i veri grandi del mondo, e dell’Italia. Le morti sul lavoro, il precariato, l’assenza di sicurezze che permettano ai ragazzi di costruirsi una vita e un futuro sono le manifestazioni più estreme di questo enorme problema di rappresentanza e di democrazia. Si discuterà del merito dei singoli quesiti referendari. Io voterò Sì a tutti, per ragioni di merito ma anche per dare, come di diceva una volta, voce al popolo. Il populismo nasce quando il popolo non ha voce. La democrazia riprende la sua forza quando questa voce giunge forte e chiara.
Malacoda ha dedicato il suo annuario ai temi del lavoro, con contributi plurali e importanti. Lo ha fatto proprio per questa convinzione, perché una lotta per un’alternativa culturale e ideale – per usare le parole del nostro Mario Quattrucci – passa attraverso scelte chiare e nette. Ci sarà da lavorare e da riflettere su come le tecnologie digitali possano liberare il lavoro, ridurne i tempi, renderlo meno schiavizzato e servile, esaltare la creatività umana. Quello che mi piace chiamare socialismo digitale.
Ma intanto dobbiamo esserci, noi che ci raccogliamo attorno ad una rivista di letteratura, di poesia, di arte, di creatività umana, il 1° maggio 2025 a fianco dei veri grandi del mondo.
Immagine di copertina: ph Shepard Fairey (Obey) – We the People