Non lavorare stanca

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di Marco Palladini

1.  Lavorare stanca già poetava Cesare Pavese

ma non lavorare forse anche di più, 

anzi non lavorare stronca la psiche più del fisico 

ché non riempie di senso il mondo tutto questo 

non fare nulla ovvero questo fare il nulla

2.  Nell’occidente capitalistico è forse 

sempre stato impossibile pensare 

alla piena occupazione, ma adesso 

i poteri economici neppure si sognano più 

di spacciare questa pia illusione, 

la merce-lavoro si fa cosa rara, quasi fuori corso 

e quelli che investono denaro 

se lo giocano in Borsa oscillando tra toro e orso

3.  Si sognava il paradiso di un lavoro liberato 

si è finiti nell’inferno di un lavoro sparito 

alcuni si aggrappano ancora al purgatorio 

degli ammortizzatori sociali, ma il welfare state 

è ormai in scadenza, la crisi appare, in evidenza, 

irreversibile, ma dov’è un’alternativa possibile?     

4.  Dove sono finiti i fu-partiti operai? 

Chi ha mandato al macero i concettosi libri 

sulla teoria del conflitto tra capitale e lavoro?  

Si coglie l’abisso epocale che intercorre 

tra gli scioperati che boicottavano il lavoro 

e gli scioperanti che oggi disperati 

invece lo reclamano il lavoro? Anche qualunque?  

5.  Chi paga il conto di un sistema disfunzionale 

che creava finti posti di lavoro?

Come si può in quest’epoca post-industriale

predicare la decrescita o l’abbondanza frugale 

se poi la diseguaglianza è macroscopica e globale?

Chi stabilisce l’agenda del mondo 

diffamato, infame o affamato? 

Chi chiacchiera di giustizia e pace e democrazia 

ma copre soltanto la logica indefettibile 

quanto omicida del profitto e dei soldi?

Come scriveva Céline “per eliminare 

la disoccupazione, elimineremo i disoccupati”?


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