11 Mar Fuoriconsumo
di Marco Palladini
Nei falansteri delle ultramerci tu ondeggi
secondo una farfalletta o come una ballerina
che piroetta e fende la folla dei seguaci
del dio globalizzato dello shopping.
L’Homo consumens – ha ragione Bauman –
è il materialista espanso che lo ritrovi
in ogni angolo del pianeta, e che procede
su Faccialibro a suon di scimunitissimi
I like, I dislike… Ma come dimenticare
che già sessant’anni fa Pasolini aveva
antevisto tutto questo e aveva chiamato
il neocapitalismo tout-court ‘nuovo fascismo’?
Abbigliamento ed accessori, cosmetici e profumi,
sportswear ed elettronica, gioielleria e casalinghi,
libri e telefonia, parafarmaci ed ottica,
tabacchi e intimo ambosessi, dolciumi e salumi,
viaggi-vacanze e automobili, orologi e prodotti bancari:
il mondo ormai semplicemente coincide con l’iperMercato.
Tu allora rilasci il tuo curriculum di Homo Sacer,
di neopovero in canna che affonda
nella disoccupazione liquida, che si pietrifica
nella immobilità del non-lavoro, e tende la mano
e riceve scherni e sputi, disprezzo e calci nel sedere.
Tu che sei fuori dal gioco del consumo
Tu che non hai da perdere altro che la tua miseria
Tu che sciami ed emigri ai margini della civiltà
Tu che ti trascini e sei un fantasma sociale
Tu che appari un umile resto di umano niente
Tu che sei una storia appesa al caso e al chaos
Tu che sei una narrazione sospesa, rinviata sine die.
Per il biopotere il tuo non-agire ed economicamente
vivere morto è il racconto senza prezzo né valore
di un essere invendibile e, dunque, sacralmente poetico
nel suo venire meno per mero e disutile disessere.