Fuoriconsumo 

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di Marco Palladini

Nei falansteri delle ultramerci tu ondeggi 

secondo una farfalletta o come una ballerina 

che piroetta e fende la folla dei seguaci 

del dio globalizzato dello shopping. 

L’Homo consumens – ha ragione Bauman – 

è il materialista espanso che lo ritrovi 

in ogni angolo del pianeta, e che procede 

su Faccialibro a suon di scimunitissimi 

I like, I dislike… Ma come dimenticare 

che già sessant’anni fa Pasolini aveva 

antevisto tutto questo e aveva chiamato 

il neocapitalismo tout-court ‘nuovo fascismo’?       

Abbigliamento ed accessori, cosmetici e profumi, 

sportswear ed elettronica, gioielleria e casalinghi,

libri e telefonia, parafarmaci ed ottica, 

tabacchi e intimo ambosessi, dolciumi e salumi, 

viaggi-vacanze e automobili, orologi e prodotti bancari: 

il mondo ormai semplicemente coincide con l’iperMercato.

Tu allora rilasci il tuo curriculum di Homo Sacer

di neopovero in canna che affonda 

nella disoccupazione liquida, che si pietrifica 

nella immobilità del non-lavoro, e tende la mano 

e riceve scherni e sputi, disprezzo e calci nel sedere.

Tu che sei fuori dal gioco del consumo 

Tu che non hai da perdere altro che la tua miseria 

Tu che sciami ed emigri ai margini della civiltà

Tu che ti trascini e sei un fantasma sociale

Tu che appari un umile resto di umano niente 

Tu che sei una storia appesa al caso e al chaos 

Tu che sei una narrazione sospesa, rinviata sine die.

Per il biopotere il tuo non-agire ed economicamente 

vivere morto è il racconto senza prezzo né valore 

di un essere invendibile e, dunque, sacralmente poetico 

nel suo venire meno per mero e disutile disessere. 


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