L’antagonista

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di Paolo Del Brocco e Fulvio Firrito

Se è vero che non può esistere una storia senza un protagonista, è altrettanto vero che non può esistere un eroe senza un antagonista. Il protagonista è l’eroe della nostra storia, colui che compie una missione e che, attraverso le esperienze vissute e le lezioni apprese, percorre un arco trasformazionale completo raggiungendo nuovamente il suo punto d’origine, magari portando con sé una lezione appresa. L’antagonista, come invece suggerisce la stessa etimologia della parola, è colui che “lotta” affinché il protagonista non raggiunga i suoi obiettivi. Il cattivo della storia si oppone con tutte le sue forze all’arco trasformazionale dell’eroe, ponendo degli ostacoli che in realtà sono essenziali all’evoluzione della storia e quindi allo stesso percorso del protagonista. Per questa ragione queste due figure archetipiche e fondamentali, presenti all’interno di tutte le storie, sono così interconnesse: una non può esistere senza l’altra. Di “cattivi” la storia del cinema ne è piena. Personaggi irrecuperabili, malvagi, divertenti, iconici, determinati e imprevedibili che in molti casi hanno determinato il successo della storia e quindi del film. Non è un caso quindi che proprio l’American Film Institute abbia stilato una classifica dei primi 50 Heroes e i primi 50 villains (così vengono chiamati in inglese i cattivoni nelle narrazioni) indimenticabili nella storia del cinema. Chi di noi non ricorda per esempio Dart Fener ne L’Impero colpisce ancora (1980), Norman Bates in Psyco (1960), Hannibal Lecter in Il silenzio degli innocenti (1991), HAL 9000 in 2001: Odissea nello spazio (1968) o ancora Alien (1979), Annie Wilkes in Misery non deve morire (1990), Gordon Gekko in Wall Street (1987), Freddy Krueger in Nightmare – Dal profondo della notte (1984), solo per citarne alcuni. Ognuno di loro era diverso nella sua forma di malvagità, dalla follia fine a se stessa alla mostruosità, dal sadismo al cinismo, sono tutti tratti tipici dell’antagonista ma che delineano comunque, in maniera più o meno sottile, una tipologia di personaggi differenti. Certo è semplice riconoscere un nemico quando questo impersonifica il male tout court. In genere questo avviene specialmente nelle storie per i bambini. Basti pensare ai classici Disney dove i tratti dell’antagonista sono immediatamente identificabili in personaggi come Crudelia Demon in La carica dei 101, La strega di Biancaneve o della Bella Addormentata, La regina di cuori in Alice nel paese delle meraviglie, Maga Magò in La spada nella roccia, Ursula ne La Sirenetta, Ade in Hercules e così via. Personaggi così forti e importanti all’interno delle storie e dell’immaginario di questi film che Disney ha persino usato un copyright creando una divisione aziendale di franchise apposita (Disney Villains). 

Ma cosa succede quando è proprio il protagonista ad essere il cattivo della storia? Come è possibile seguire e patteggiare per lui, appassionarsi ad un malvagio? I tratti comuni dei cattivi di un film tradizionalmente includono alcuni aspetti fondamentali. Per esempio, l’antagonista deve essere spinto, nelle sue azioni, dal perseguimento di un obiettivo più alto della sua stessa esistenza, una sorta di ideologia da non tradire o meglio una specie di deontologia della malvagità a cui attenersi, è fedele ad una causa, a degli amici o comunque ha degli alleati; riesce ad adattarsi e superare ostacoli e cambiamenti; ha un difetto o una caratteristica, in genere fisica, che lo rendono unico e, infine, può vantare un’intelligenza o una forza superiore. Per i più avvezzi agli studi sulla narrazione questo identikit potrebbe apparire in realtà quello dell’eroe, del protagonista, di una storia. Effettivamente è proprio così: le caratteristiche che un cattivo deve avere per poter bene funzionare all’interno di una storia e riuscire ad essere d’impatto per il pubblico sono praticamente sovrapponibili a quelle dell’eroe. Ed è per questo motivo che ci sono film in cui il protagonista è proprio il cattivo e comunque riusciamo ad appassionarci allo stesso modo alla storia. Prendiamo il caso del recente Diabolik, trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto creato dalle sorelle Giussani. Il personaggio è sicuramente un antagonista, anzi possiamo definirlo un antieroe perché sovrappone la propria funzione all’interno della storia a quella dell’eroe. Diabolik è cattivo, è un ladro, specialmente all’inizio della storia dei fumetti era spietato, un assassino che vuole quasi sempre portare a compimento i suoi piani criminali. Come è possibile quindi che ci piaccia, che ci possa appassionare, che ci si possa immedesimare in lui? Questo accade perché il cattivo, quando è un antieroe, racchiude in sé e riesce ad esprimere tutti i sentimenti indicibili che ognuno di noi prova. In fondo a chi di noi non piacerebbe, almeno una volta nella vita, fare ciò che gli pare, senza filtri, senza imposizioni, senza regole. Prendiamo un altro esempio per chiarire questo concetto: Joker. Tutti abbiamo sempre conosciuto il personaggio perché antagonista nella saga di Batman, ma è stato con il film di Todd Phillips del 2019 che, anche grazie all’interpretazione di uno strepitoso Joaquin Phoenix, il pubblico è riuscito a comprendere e condividere lo stesso punto di vista del cattivo. Joker è un personaggio che spaventa perché folle e perché apparentemente si muove senza alcuna logica nel perseguimento dei suoi obiettivi, ma è anche un personaggio che ha sofferto e che nasconde una profonda umanità, che riesce a rappresentare la voce degli ultimi e degli sconfitti e che cerca una rivalsa per le cattiverie e le ingiustizie subite. Pensiamoci bene, in fondo in ognuno di noi alberga una parte dei sentimenti di Joker ed è per questo che lo comprendiamo, che ci appassioniamo al personaggio ed è sempre per questo che il film è riuscito ad essere un grande successo. Perché in realtà eroe e antagonista spesso si sovrappongono e sono due facce della stessa medaglia: se Joker rappresenta tutto ciò che Batman non potrà mai essere è anche vero l’inverso. Se vogliamo dirla tutta, Joker rappresenta le paure più intime del protagonista. Il vero antagonista in fondo è all’interno dell’eroe e rappresenta le sue paure più recondite che deve cercare di superare per essere vincitore alla fine della storia. In ognuno di noi c’è un cattivo, un antagonista da sconfiggere, nei nostri difetti e nelle nostre paure, ed è per questo motivo che i cattivi del cinema ci piacciono tanto ed hanno tanto successo. Spetta a noi, sempre, decidere da che parte stare, un po’ come in un film. Ciò che è sicuro è che i cattivi al cinema non cambieranno mai, sono lì ad aspettarci, a farci divertire e, perché no, a farci qualche volta riflettere utilizzando la grande magia del cinema. 


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