Non c’è prima o seconda Repubblica

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C’è solo la Repubblica, nata dalla lotta partigiana e dalla Costituzione, che deve realizzare ancora una parte dei suoi ideali e del suo programma.

Oggi l’8 settembre rappresenta il momento più critico della grande operazione ideologica “a-fascista” che ha preso forma trent’anni fa: quella di dichiarare morta la (prima) Repubblica perché fondata sulla pregiudiziale antifascista, e di dichiarare aperta una nuova stagione di revisionismo e di rilegittimazione se non dell’intero ventennio fascista, di molti aspetti che lo hanno contrassegnato e sui quali si costruì un grande sistema di organizzazione del consenso.

Renzo de Felice, che di quel revisionismo è stato il più autorevole ispiratore, sosteneva che con la seconda Repubblica bisognava ritrovare il “patriottismo della nazione” che per lui fonda la Costituzione. In realtà, successe proprio il contrario: l’Italia si sfaldò a causa della dittatura, del colonialismo e della tragica e grottesca volontà imperiale, delle leggi razziali, della repressione di ogni pensiero diverso e della tragica avventura della guerra a fianco di Adolf Hitler e del Giappone.

L’Italia rinasce perché il 9 settembre, dopo l’ingloriosa fuga del re, si forma il Comitato di Liberazione Nazionale e si riscatta perché combatte quella parte di italiani, al seguito di Benito Mussolini, che aveva portato il Paese alla catastrofe. Oggi si chiede alla Cultura, e a quel po’ di Politica che ha ancora valori forti, non di celebrare retoricamente il passato antifascista ma di rinnovarlo nella contemporaneità per i suoi valori di rispetto dell’altro e dell’altra, a partire dalle donne, dai migranti, dagli sfruttati, dal ripudio della guerra.

Non c’è prima o seconda Repubblica. C’è solo la Repubblica nata dalla lotta partigiana e dalla Costituzione, che deve realizzare ancora una parte dei suoi ideali e del suo programma.


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