Una guerra

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di Marco Palladini

     “Padre fai qualcosa di bello, 

      sparati al cervello”. Un figlio

     (Letto su un periferico, edipico muro,

      adorno di graffiti.)  

Nello spaese reale detto Itaglia sembra a me 

indubitabile che sia oggi in corso una guerra 

intergenerazionale. Una guerra ufficialmente 

non dichiarata, a intensità apparentemente 

non troppo virulenta, epperò comunque una guerra 

che oppone drasticamente i vecchi e i giovani. 

Una guerra che stanno vincendo (per ora) i vecchi 

e che fa milioni di morti (sociali) tra i giovani 

costretti all’inoccupazione, al precariato perenne 

o, quando va bene, al dispatrio forzato.  

È un intero blocco anagrafico, un esercito 

socio-civile semplicemente in sovrappiù, 

superfluo per il mercato del lavoro. 

Il paradosso è che i giovani disoccupati 

(da qui all’eternità) sopravvivono 

in buona misura grazie ai vecchi, grazie 

alle loro pensioni, alle loro rendite di posizione.

Dunque, i giovani non possono neppure sognare 

di uccidere i vecchi da cui dipende 

la loro sopravvivenza. Possono soltanto languire 

e appassire in attesa di diventare più che 

dei poveri vecchi, dei vecchi poveri, anzi poverissimi.

È d’altronde pensabile che in una guerra 

una parte si metta… da parte, cioè si suicidi 

per lasciare vincere l’altra? Siamo pertanto 

ad una aporia politico-antropologica, 

ad un rebus socio-economico insolubile, 

ma una guerra è una guerra ovvero è una tragedia 

maxima e non v’è chi non la può vedere.

E, del resto, in che modo si può disertare 

un sistema che desertifica? 

Ci trasciniamo così nel baratro, 

senza la coscienza dell’abisso. 

Nel medio-lungo termine, è vero, si muore tutti, 

ma nel frattempo i vecchi che resistono 

si godono più o meno beati l’argenteo loro 

residuo di vita, mentre i giovani che desistono 

si perdono invece l’età migliore

della loro esistenza senza baricentro.

Ad un’ora incerta, in un giorno 

inimmaginabile, forse perso per perso, 

una rivoluzione ci sarà. O sarà la fine. 

(Per tutti).          


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