06 Dic Expo 2030: ha vinto il più meritevole
Di recente si è giocata la partita tra Stati per Expo 2030: Italia, Arabia Saudita e Corea del Sud si sono contese la città che ospiterà il più importante evento al mondo in termini di innovazione urbana e sociale. Ha trionfato Riyad, tra non poche polemiche, perché Roma è stata nettamente sconfitta – ha preso appena 17 voti. “Hanno trionfato i dollari”, si leggeva sui giornali e si ascoltava in tv; macché, ha vinto il progresso.
Sin dal 1900, anno in cui la prima Esposizione Universale ebbe luogo, l’evento è stato sinonimo di tecnologia, innovazione, avanzamento urbano e sviluppo sociale. La fede nel progresso, che proliferava in Francia nella cornice della Belle Epoque, fu il leitmotiv che mosse l’ingegno di scienziati, tecnici, artisti. Come i fratelli Lumière, che misero a punto il cinematografo, invenzione epocale in linea col periodo storico della Francia che si affacciava al XX secolo. In preparazione dell’Esposizione, a Parigi fu costruita la prima linea della metropolitana: un caso d’avanguardia nello sviluppo della mobilità urbana del tempo.
L’esempio francese, nel tempo rinnovato nelle forme e nei modi, ma portato avanti con lo stesso spirito dalle altre realtà, è utile a capire quanto la mentalità della città ospitante sia fondamentale per la riuscita dell’evento. Expo significa turismo, avanguardia, architettura florida, progettazione di piani per fronteggiare i rischi del tempo; Roma sarebbe stata pronta? Il caso precedente in Italia, Milano 2015, è utile a far capire le differenze tra le due città. È pacifico che Expo abbia dato a Milano le ali per volare, tuttavia il capoluogo lombardo ha saputo prendere il volo più volte da solo negli anni a seguire. Questo poiché la politica ha saputo guardare oltre il termine di mandato, a prescindere dalle opinioni sui singoli temi. La città ha scelto di guardare ai modelli delle cities europee, all’avanguardia dal punto di vista delle politiche ambientali. Le battaglie su ZTL, città a misura d’uomo, incentivo all’uso di mezzi di spostamento ecosostenibili, il progressivo divieto di circolazione per autoveicoli a motore; tutto discutibile, ma al passo coi tempi. Potremmo definirlo ambientalismo urbano, che è diventato motivo di accesa diatriba politica. Intanto, però, mentre i partiti discutono, le società si sviluppano e quelle più avanti vengono premiate.
È evidente che il modello di società dell’Arabia Saudita non sia encomiabile agli occhi occidentali – e a ben vedere – perché i diritti, soprattutto quelli delle donne, sono estremamente limitati. Tuttavia, la vittoria di Riyad non è dipesa da “petro-dollari” o fortuna. Lo schema di Bin Salman si è dimostrato vincente: Expo 2030 coinciderà con Vision 2030, il piano strategico con cui il principe ereditario punta a portare il regno tra i grandi del mondo. La capitale saudita è lanciata verso uno sviluppo enorme, basato su un processo di crescita passato dall’abbandono di politiche aggressive all’interno del Medio Oriente al netto di un approccio più diplomatico e disteso. L’obiettivo è chiaro: rendere l’Arabia Saudita un punto di riferimento globale dal punto di vista economico e geopolitico. Gli anni a venire saranno un’occasione anche per ripulirsi agli occhi dell’occidente: il caso Kashoggi e l’intervento in Yemen sono ancora due ferite aperte per Bin Salman, che vuole occultare sotto lo scudo dell’innovazione. Expo, unitamente a Vision, sarà il culmine di una serie di investimenti fatti anche nel mondo dello sport: basti pensare all’Al-Hilal, squadra conosciuta in tutto il mondo dopo aver acquistato Cristiano Ronaldo, o alla messa in onda di una partita a settimana della lega saudita in Italia, grazie alle reti di La7, o perfino agli Asian Winter Games, che (in barba al deserto) si terranno in Arabia Saudita.
Davanti a tutto questo, come si posiziona Roma? Indubbiamente come una città dal patrimonio storico inestimabile, ma adagiata sulle polveri di un passato trascorso e spento. Dall’impero alla Dolce Vita, poi stop. Oggi la Capitale è un crogiolo di istituzioni, palazzi, automobili, cantieri infiniti, trasporti in tilt, degrado urbano elevato. C’è il Colosseo, ma mancano i gladiatori. Che invece stanno a circa 5 ore di volo da qui, senza armatura, elmo e spada, ma con idee chiare in mente. Costruire un modello, renderlo attraente, attirare investitori e gestirne le mosse. Saranno immorali, ma creano sviluppo.